22 maggio 2013

Deussen e Hartmann contro l'eudemonologia di Schopenhauer (Giuseppe Invernizzi)

«Si tratta quindi di convincere la maggioranza delle persone a negare la propria volontà. Per raggiungere questo obiettivo, ogni persona deve diffondere la conoscenza della irrazionalità dell’esistenza, ovvero della negatività del bilancio fra piacere e dolore. Ci sono tre illusioni che impediscono una chiara comprensione del risultato di tale bilancio e compito fondamentale è dunque la distruzione di tali illusioni: la prima illusione vorrebbe far credere che la felicità sia raggiungibile durante la vita terrena; mostrarne specificamente la falsità è compito del citato Lust-Unlust-Bilanz. La seconda illusione vorrebbe invece far credere che una vita felice dopo la morte (la felicità nell'aldilà) renderà positivo il bilancio fra piacere e dolore. Secondo la terza illusione, la vita in una futura società riformata e avanzata dovrebbe garantire agli uomini un surplus di piacere. A parere di Hartmann, le prime due illusioni sono già state praticamente distrutte. Che la vita terrena offra agli uomini più dolore che piacere, è ormai riconosciuto quasi da tutti. La credenza nell'immortalità dell'anima - condizione della seconda illusione – di giorno in giorno è condivisa da un numero sempre più ridotto di persone. Resta solo la terza illusione, della cui vanità ci si potrà convincere solo quando la società del futuro che ne sta alla base sarà realizzata. In questa nuova società gli uomini potranno constatare che, anche in queste nuove condizioni, la felicità è impossibile. L’impossibilità di rendere positivo il bilancio piacere-dolore sarà allora chiara a tutti, e gli uomini potranno decidere di negare la volontà individuale, e quindi di annichilire il mondo.
Lo svelamento della terza illusione è quindi un compito pratico che si può realizzare solo attraverso la realizzazione di una società migliore.
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Tuttavia egli è consapevole che la piena realizzazione di tale progresso è un obiettivo che potrà essere raggiunto solo in un lontano futuro. Conseguentemente altrettanto si deve dire dello scopo finale della negazione della volontà. Tale obiettivo anzi finisce per essere così lontano da trovarsi praticamente al di fuori del campo visivo dell’uomo: ciò che è all'ordine del giorno, è il dovere di promuovere il progresso per costruire la nuova società. Pertanto, Hartmann non si stanca mai di spronare gli uomini a contribuire con coraggio e abnegazione al progresso economico e sociale.
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Le modifiche apportate alla filosofia morale di Schopenhauer conducono a risultati che in definitiva si avvicinano alle posizioni di Deussen: anche per Hartmann la negazione della volontà non è un evento straordinario che riguarda solo pochi santi e asceti, ma un fine cui tutta l'umanità può sperare di raggiungere. Poiché tuttavia la sua concreta realizzazione è spostato in un lontano futuro, anche la morale di Hartmann prescrive all’uomo di impegnarsi altruisticamente nella vita quotidiana come vuole quella di Deussen. Di nuovo Schopenhauer è "normalizzato".»

– Giuseppe Invernizzi, Nessun "accomodamento": Deussen e Hartmann contro l'eudemonologia di Schopenhauer

(www.revistavoluntas.com.br/uploads/1/8/1/8/18183055/v3-n12-4-giuseppe_invernizzi.pdf)