8 marzo 2018

VIDEO: Il Nietzsche di Cacciari, al di là delle 'semplificazioni da sussidiario'

(Palazzo Ducale, Genova, 8 novembre 2017)

«L'idea chiave è la desostanzializzazione del mondo, Nietzsche lo dice chiaramente, il nostro pensiero apre un'epoca in cui il mondo viene desostanzializzato. Questa idea della desostanzializzazione del reale veramente domina tutta la nostra cultura, è il paradigma interpretativo del contemporaneo.» [dal min. 31]

«Questo "non c'è cosa in sé", né nel senso di una realtà materiale, né nel senso del noumeno, non comporta il venir meno dell'istanza propria della cosa e della realtà. Il fatto che l'idea di un atomo è semplicemente un bisogno psichico, che l'istanza che ci porta a cercare un qualche indivisibile è semplicemente un dover essere, qualcosa di irraggiungibile, il fatto che la cosa in sé sia un immateriale [...] non significa che questo sia un errore, che questa ricerca dell'indivisibile, questa ricerca dell'atomo, questa ricerca se volete della cosa in sé, sia un errore. Se ci siamo sbarazzati finalmente della materialità [...] questo non significa che il nostro bisogno di giungere a un fondamento sia vano, perché è esattamente questo il bisogno che ci spinge a ricercare sempre. [...] C'è un frammento che dice: "ci siamo finalmente sbarazzati della materialità, bisogna negare l'essere". [...] Ma qui non c'è nessun nichilismo a buon mercato. Nietzsche dice sbarazziamoci di questa parola, di questo equivoco che deriva dal nostro linguaggio, dalla nostra grammatica. [...] Questa critica dell'idea di cosa, che è una critica radicale, perché al suo fondo è la critica a ogni idea di una fondamentale materialità dell'essente, è una grande idea: sbarazziamoci del materiale.» [dal min. 35]

«Ma è necessaria la fede nella verità, è necessaria la fede di poter pervenire a quell'atomo, a dire che cos'è l'essente, è necessario. È necessaria la fede di poter giungere a una teoria universale. [...] Qui Nietzsche rovescia la posizione scettica originaria e comprende la psicologia del sapere [...] come quel dover essere della ricerca filosofico-scientifica.
[...] L'aspirazione alla certezza è un impetuoso, irrinunciabile bisogno che caratterizza tutto il nostro esserci; e ignorarlo, pretendere che la sua critica equivalga al suo superamento, equivalga a sbarazzarsene, sarebbe ridicolo. [...] Non come la realtà è ma come deve essere per noi, affinché noi possiamo conoscerla. [...] 
Quindi la fede nella verità è espressione massima della volontà di potenza, è misura della forza e del carattere di un pensiero. [...]
Secondo queste prospettive, Nietzsche ha a che fare, e a che fare profondamente, con la crisi dei fondamenti epistemologici, e non con vaghe letterature e vaghe filosofie della crisi, e tantomeno vaghi irrazionalismi. Ammettiamo che forse studiare Nietzsche in questa prospettiva non sia del tutto inutile; e lo stanno comprendendo pensatori, filosofi, che provengono da scuole e tradizioni completamente lontane rispetto a quelle di molti, se non tutti coloro, che durante l'ultimo secolo hanno studiato Nietzsche.» [dal min. 40]

«Si parla tanto di antiplatonismo di Nietzsche... Nietzsche gronda di platonismo... di un vero Platone, non del Platone dei sussidiari. [...] Platone è la figura che determina l'epoca della civiltà europeo-occidentale. È la liberazione dalla caverna. [...] È oltre ogni hybris, oltre ogni superbia, oltre ogni invidia, oltre ogni gelosia, oltre ogni risentimento, tutte le caratteristiche dell'uomo del sottosuolo, è figura della dépense [v. Bataille], non del dominio; com'è banale la volontà di potenza come dominio, com'è da ultimi uomini pensare che il potere sia dominare... il potere è donare, è donarsi, è svuotarsi. [...] L'immagine che corrisponde all'oltreuomo è quella dell'oceano, dove i fiumi – Nietzsche dice "i mondi della storia" – finiscono la loro corrente e vengono metabolizzati da tutte le loro scorie, da tutti i loro relitti; l'oltreuomo è la figura che scioglie tutte le opposizioni, tutte le contraddizioni, soggetto-oggetto, tra soggettività dominanti, distinte; è figura della terra, niente di super, è figura della terra, certo, ma ama questa terra, ama la terra, non il sottosuolo, dove Platone collocava noi, nel sottosuolo, o sotto il mare [nel Fedone], o dentro la caverna.» [dal min. 52 al min. 56]

«E con l'eterno ritorno come la mettiamo? [...] L'eterno ritorno nel senso banale, il "tutto si ripete", è il discorso della scimmia, e dà nausea a Zarathustra. Ci manca altro che tutto ritorni! [...]
L'Übermensch dice è il passato, è il futuro, è il presente. Il passato non è passato, morto, è. [...] Il futuro non è una prospettiva in cui mi infuturo dimenticando il presente, voglio che sia. [...] È l'attimo, è l'istante il tempo dell'Übermensch, l'Übermensch vive il suo presente e nel suo presente vi è quello che noi diciamo passato e quello che noi diciamo futuro, e questo vuol dire per lui amare la terra.
[...] la questione è il superamento del tempo come durata, non del tempo ciclico o del tempo lineare. L'eterno è il presente, è l'è. E l'oltreuomo ama l'eternità di questo presente. La freccia del tempo, ecco, è il suo primo e supremo nemico.» [dal min. 57 al min. 71]