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Wu Ming Foundation: A ottant’anni dalla morte di H.P. Lovecraft. Lovecraft, l’Italia, la Valsusa, il Polesine (di Wu Ming 1)
«L’unico modo di andare oltre il razzismo di Lovecraft è riconoscerlo e portarlo in piena luce. Altrimenti il rimosso continuerà a tornare, e ogni volta saremo costretti a discuterne, quando invece c’è molto altro.
Ebbene sì, Lovecraft era un razzista schifoso e la sua opera è permeata di razzismo.
Al tempo stesso, la sua opera non è in alcun modo riducibile al suo razzismo. Quando un’opera eccede la piccolezza di certe vedute del suo autore, essa va spersonalizzata. Dell’opera di Lovecraft si può parlare — e ci si può far ispirare da essa — a prescindere dal suo razzismo. Infatti, la sua eredità è rivendicata — giustamente in modo non pacifico né pacificato, anzi conflittuale — anche da scrittrici e scrittori «di colore». Questo è possibile perché Lovecraft non è uno scribacchino, ma uno spiazzante inventore di mondi. Di più: un inventore di modi spiazzanti di descrivere una pluralità di mondi e il mondo come molteplicità.»