20 ottobre 2014

C'è una ragione per tutto ciò che accade? (rassegna)

The New York Times: Does everything happen for a reason? (di Konika Banerjee e Paul Bloom, 17 ottobre 2014)

Capire che le cose non hanno un significato, e che dietro al loro accadimento non c'è un senso né alcuna intelligenza o alcun disegno, è il primo passo verso la realizzazione di un mondo davvero migliore.

«Questa tendenza a vedere un senso negli eventi della vita sembra riflettere un aspetto più generale della natura umana: la nostra forte propensione a ragionare in termini psicologici, ad assegnare un significato a eventi e situazioni richiamandosi a desideri, intenzioni, obiettivi. Questo istinto ci è molto utile quando è rivolto a interpretare le azioni di altre persone che effettivamente possiedono questi stati psicologici, perché ci aiuta a capire come mai si comportino in un certo modo e a rispondere appropriatamente. Ma ci può condurre in errore quando ci induce a dedurre stati psicologici anche laddove non esistono. Questo favorisce l'illusione che il mondo in se stesso sia pieno di senso e di disegni intelligenti.»
«Tale credenza ha anche alcune conseguenze pericolose. Ci può portare all'opinione che il mondo sia un posto fondamentalmente giusto, dove la bontà viene premiata e la malvagità punita. Ci può portare a biasimare coloro che soffrono di malattie e che sono vittime di reati, e può motivare un pregiudizio a favore dello status quo, facendoci vedere la povertà, la disuguaglianza e l'oppressione come parte dei meccanismi di un disegno profondo e pieno di significato.»
«Se esiste una cosa come la giustizia divina, o la retribuzione karmica, il mondo in cui viviamo non è il posto in cui trovarla. Invece, gli eventi della vita umana si dispiegano in modo equo e giusto solo quando gli individui e la società lavorano sodo affinché questo accada.»

(trad. mia)