12 giugno 2012

Žižek: The pervert’s guide to cinema: Sul fragile equilibrio tra realtà e dimensione fantastica

Ho piuttosto apprezzato questa "guida" (2006, 142 min.) di Žižek al grande cinema, riletto in chiave filosofica e psicanalitica.
Eccone qualche passaggio tra i più incisivi, nella trascrizione dall’originale seguita dalla traduzione (presa dai sottotitoli italiani, con qualche mia modifica).



But the choice between the blue and the red pill is not really a choice between illusion and reality [...] If you take away from our reality the symbolic fictions that regulate it, you lose reality itself. I want a third pill. So what is the third pill? Definitely not some kind of transcendental pill which enables a fake, fast food religious experience, but a pill that would enable me to perceive not the reality behind the illusion but the reality in illusion itself.
Ma la scelta tra la pillola blu e la pillola rossa non è veramente una scelta tra illusione e realtà [...] Se si sottraggono alla nostra realtà le finzioni simboliche che la regolano, si perde la realtà stessa. Io voglio una terza pillola. Dunque qual è la terza pillola? Di certo non una pillola che offra un'esperienza trascendente, un'esperienza religiosa fasulla, ma una pillola che mi permetta di percepire non la realtà dietro l’illusione ma piuttosto la realtà nell’illusione stessa.
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If I may be a little bit impertinent and relate to an unfortunate experience, probably known to most of us, how it happens that while one is engaged in sexual activity, all of a sudden one feels stupid. One loses contact with it. As if: "My god, what am I doing here, doing these stupid repetitive movements?". Nothing changes in reality, in these strange moments where I, as it were, disconnect. It's just that I lose the fantasmatic support. In sexuality, it's never only me and my partner [...]. It's always... There has to be always some fantasmatic element. There has to be some third imagined element which enables me, to engage in sexuality. [...] Why does our libido need the virtual universe of fantasies? Why can't we simply enjoy it directly, a sexual partner and so on? That's the fundamental question. Why do we need this virtual supplement? Our libido needs an illusion in order to sustain itself.
Passatemi un esempio impertinente, relativo a un'esperienza infelice, probabilmente capitata a chiunque: nel corso dell'atto sessuale improvvisamente ci si sente stupidi. Ci distacchiamo, pensiamo: "Ma che faccio? Cosa sono questi stupidi movimenti ripetitivi?". Nella realtà non cambia niente, in questi strani frangenti in cui, diciamo, mi disconnetto. Semplicemente, viene meno il supporto fantasmatico. Nella sfera sessuale non siamo mai solo noi e il nostro partner [...]. Ci dev'essere sempre un qualche elemento fantasmatico. Ci dev'essere un terzo elemento immaginario che mi permetta di compiere l'attività sessuale. [...] Perché la nostra libido ha bisogno dell'universo virtuale delle fantasie? Perché non possiamo godere direttamente, con un partner? Questa è la domanda fondamentale: perché ci serve un supporto virtuale? La nostra libido ha bisogno di un'illusione che la sostenga.
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When we see a face, it's basically always the half of it. A subject is a partial something, a face, something we see. Behind it, there is a void, a nothingness. And of course, we spontaneously tend to fill in that nothingness with our fantasies about the wealth of human personality, and so on. To see what is lacking in reality, to see it as that, there you see subjectivity. To confront subjectivity means to confront femininity. Woman is the subject. Masculinity is a fake. Masculinity is an escape from the most radical, nightmarish dimension of subjectivity.
Quando vediamo un volto, è fondamentalmente sempre una metà di esso. Un soggetto è un qualcosa di parziale, un volto, qualcosa che si vede. Dietro, c'è un vuoto, un nulla. E, istintivamente, tendiamo a colmare quel nulla, con fantasie sulla ricchezza della personalità umana, e altro. Solo vedendo quello che manca nella realtà, solo così si può scorgere la soggettività. Confrontarsi con la soggettività significa confrontarsi con la femminilità. La donna è il soggetto. La mascolinità è un falso. La mascolinità è una fuga dalla più radicale e spaventosa dimensione della soggettività.  
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The point is the fragile balance between reality and fantasy dimension in our sexual activity.
Il punto è il fragile equilibrio tra realtà e dimensione fantastica nella nostra attività sessuale.
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Our fundamental delusion today is not to believe in what is only a fiction, to take fictions too seriously. It's, on the contrary, not to take fictions seriously enough. You think it's just a game? It's reality. It's more real than it appears to you. For example, people who play video games, they adopt a screen persona of a sadist, rapist, whatever. The idea is, in reality I'm a weak person, so in order to supplement my real life weakness, I adopt the false image of a strong, sexually promiscuous person, and so on and so on. So this would be the naive reading. But what if we read it in the opposite way? That this strong, brutal rapist, whatever, identity is my true self. In the sense that this is the psychic truth of myself and that in real life, because of social constraints and so on, I'm not able to enact it. So that, precisely because I think it's only a game, it's only a persona, a self-image I adopt in virtual space, I can be there much more truthful. I can enact there an identity which is much closer to my true self.
La nostra illusione fondamentale oggi non sta nel credere nella finzione, nel prenderla troppo sul serio. Il problema, al contrario, è non prendere le finzioni sufficientemente sul serio. Pensate sia un gioco? È realtà, molto più reale di quanto sembri. Per esempio, chi gioca ai videogiochi assume il ruolo di sadico, stupratore o altro. L'idea è questa: "nella realtà sono una persona debole, quindi, per compensare le debolezze della vita vera, assumo la falsa immagine di una persona forte, sessualmente promiscua" e così via. Questa, però, mi sembra una lettura ingenua. E se facessimo il ragionamento opposto? Cioè che questa identità forte di brutale stupratore, o che so, è invece il mio vero io. Nel senso che questa è la verità psichica del mio io, ma nella vita vera, a causa delle costrizioni sociali, non posso esprimerla. Proprio perché lo considero solo un gioco, un ruolo, un'immagine che assumo nello spazio virtuale, qui posso essere molto più me stesso. Posso sviluppare un'identità molto più vicina al mio vero io.