1 settembre 2004

Margherita Hack sull'eutanasia (rassegna)

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Repubblica: Il dolore non è un castigo divino la gente è più avanti dei politici (di Mario Reggio, 1 settembre 2004)


Nelle ultime ore, avrete appreso che in Olanda hanno legalizzato l'eutanasia anche per coloro al di sotto dei 12 anni.
Margherita Hack, in un'intervista sulla Repubblica di oggi, dà la sua opinione sull'argomento, in seguito alle polemiche nate nel nostro paese; e si rivela il solito faro di razionalità in mezzo al vario becerume oscurantista.



«Siamo padroni della nostra vita e quando una persona non vuole più sopravvivere deve essere lasciata libera di morire. E questo vale anche per i bambini che soffrono inutilmente, compresi quelli appena nati [...].»

«I casi che riguardano i bambini sono rari, è inutile e ingiusto preparargli una vita di dolore. A quei medici che la pensano così dico che da loro mi aspetto una difesa della ricerca sugli embrioni e le staminali che solo da noi è proibita. Si tratta di pregiudizi religiosi che loro vogliono rendere obbligatori ai non credenti. Non accetto questa logica barbara e retrograda. [...] si ha il dovere di parlare, di far capire, c'è tanta gente comune che è d'accordo e si domanda perché bisogna soffrire ad ogni costo.»

«A forza di pensare che in Italia i tempi non sono maturi, corriamo il rischio di trasformarci in un Paese dominato dai fondamentalisti. Si impone ai genitori di tenere in vita un figlio diventato un vegetale, si vieta la fecondazione eterologa, appena si parla di eutanasia i cattolici e la destra incolta che abbiamo fanno fuoco e fiamme. Sono molto preoccupata. I diritti dei laici vengono calpestati tutti i giorni.»

«C'è troppa vigliaccheria, troppa paura, non si somministra la morfina ad un malato terminale che soffre per timore che diventi dipendente. Una logica aberrante. Così il dolore diventa un castigo divino che la persona deve accettare, magari serenamente. Questo è il frutto di una classe politica che è succube della Chiesa [...].
Rivendico il diritto ad essere atea e a ribadire che la vita è nostra, non un dono di Dio.»