10 dicembre 2017

Cervello, manuale dell'utente (rassegna)

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Il Sole 24 Ore Domenica: Come usare il cervello (di Gilberto Corbellini)

«L’autore parla di "predizione" e correttamente paragona la strategia decisionale del cervello al ragionamento bayesiano. Il cervello è la macchina più complessa al mondo proprio perché usa la serialità, la gerarchizzazione e la modulabilità dei collegamenti fra strutture e aree per esplorare attivamente in anticipo infinite possibilità di risposta a situazioni previste o impreviste, conservando poi una memoria riorganizzativa ed emotivamente pesata di quell’esperienza. All’interno di queste regole emerge probabilmente l’illusione del libero arbitrio. Il cervello ha moltissimi gradi di imprevedibilità, benché sempre all’interno di uno spettro predefinito dalla genetica e dall’epigenetica della macchina. Questo non vuol dire che ci sia qualcuno (un Io) che decide indipendentemente dai processi neuronali che hanno luogo e che determinano completamente il comportamento individuale.
[...]
Insomma il libero arbitrio non esiste, della coscienza non c’è da essere solo orgogliosi, il sé è una costruzione molto precaria che può fare ben poco: allora chi siamo noi? Perché in alcuni casi il cervello ci tira fuori dai guai e in altri no? Sappiamo per esperienza comune di persone che riescono a uscire da dannosi loop mentali (e mettere in atto apparentemente alcune strategie che suggerisce Magrini per attivare la motivazione) e altre che nella stessa condizione sprofondano. I geni e le esperienze producono alla fine cervelli unici e non sempre, o per alcune condizioni mai quel che riesce a fare un cervello lo può fare un altro. Non tutte le dotazioni genetiche sono appropriate per sviluppare le stesse potenzialità, al di là dell’ambiente. Se una persona riesce a superare abitudini dannose, o meno, che non siano segni clinici di malattie mentali o comportamenti funzionali e a non perdere il controllo, non lo deve ad altro che ai modi nei quali il potenziale innato e l’ambiente sono risultati consonanti. Il resto sono autoinganni, di cui sappiamo bene che la coscienza, tanto decantata, è maestra assoluta.»