13 maggio 2017

Houellebecq: Lovecraft, almeno tra i diciotto e i ventitré anni, non fa assolutamente niente

«Se si ama la vita, non si legge. Né, d’altronde, si va al cinema. Checché se ne dica, l’accesso all’universo artistico è riservato quasi esclusivamente a chi ne abbia un po’ le palle piene. Lovecraft, dal canto suo, ne aveva parecchio le palle piene. Nel 1908, a diciott’anni, rimane vittima di quello che è stato definito un “collasso nervoso” e sprofonda in un letargo che durerà una decina di anni. All’età in cui i suoi ex compagni di classe voltano impazientemente le spalle all’infanzia per tuffarsi nella vita come in un’avventura meravigliosa e inedita, Lovecraft si chiude in casa, parla soltanto con la madre, di giorno rifiuta di alzarsi dal letto, di notte si trascina per casa in vestaglia. E non scrive. Che fa? Forse legge un po’. Non è chiaro. In effetti i suoi biografi concordano nel dire che non ne sanno molto e che Lovecraft, con ogni probabilità, almeno tra i diciotto e i ventitré anni, non fa assolutamente niente.»

– Michel Houellebecq, H.P. Lovecraft. Contro il mondo, contro la vita (trad. di Sergio Claudio Perroni)