2 gennaio 2016

Seneca: Mi sono ritirato e ho sbarrato le porte per poter giovare a molti

«Mi raccomandi», dici, «di evitare la folla, di ritirarmi in disparte e di essere pago della mia coscienza? E allora che ne è di quei vostri precetti che impongono di essere attivi fino alla morte?» Ma come? Ti sembra che io inviti all’inattività? Mi sono ritirato e ho sbarrato le porte per poter giovare a molti. Nemmeno una mia giornata trascorre nell’ozio; agli studi rivendico anche una parte delle mie notti; al sonno non mi lascio andare, ma soccombo, e costringo al lavoro gli occhi che si chiudono, affaticati dalla veglia.
Mi sono allontanato non tanto dagli uomini quanto piuttosto dalle cose, e soprattutto dai miei affari: mi occupo degli affari dei posteri. Scrivo cose che possano loro giovare; affido agli scritti consigli salutari, come se fossero ricette di medicine utili; ne ho sperimentato l’efficacia sulle mie ferite, che, pur non essendo completamente guarite, tuttavia hanno cessato di estendersi.

Mostro agli altri la retta via, che ho conosciuto tardi e ormai stanco per il lungo errare. Grido: «Evitate tutto ciò che piace al volgo, che è assegnato dal caso; fermatevi con sospetto e timore davanti a ogni bene fortuito: anche le fiere e i pesci sono tratti in inganno da speranze allettanti. Ritenete che questi beni siano doni della fortuna? Sono tranelli. [...]». [...]
Seguite questa sana e salutare forma di vita: concedete al corpo solo quanto basta perché goda di buona salute. Bisogna trattarlo con durezza, perché non si rifiuti di obbedire all'animo: il cibo plachi la fame e la bevanda spenga la sete, le vesti proteggano dal freddo, la casa sia un riparo contro le intemperie. Non c’è nessuna differenza se è stata costruita con zolle o con esotici marmi variegati: sappiate che l'uomo si ripara ugualmente bene con un tetto di canne che con un tetto d’oro.
Disprezzate tutto cio che con inutili fatiche si fa per il lusso o per il prestigio; pensate che nulla è degno di ammirazione tranne l’anima, e all’anima, quando è grande, nulla appare grande.

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Lucio Anneo Seneca, "Lettere a Lucilio" (Lettera VIII, La vita ritirata e la vera libertà), tr. it. di Monica Natali